Prima di iniziare questo post vorrei spendere due parole per i 1239 insetti che hanno perso la vita nella due giorni di moto Perugia-Todi-Perugia-Fermo. Chiaramente schiantati su visiera e bimba del sottoscritto.
Sono pentito, ma pure voi cazzo volate 2 metri più in là.
Detto questo eccomi a raccontarvi di come ho fatto un salto indietro nel tempo di 50 anni, catapultato nel secondo dopoguerra in quel di Todi. Per chi non lo sapesse questa è la città di quel famoso jacopone che sperava che Dio gliele mandasse ma proprio tutte, per soffrire lui così come aveva sofferto Cristo. La cittadina in se è splendida, un incrocio di stradine che ricordano molto la mia Fermo, ma con l'aggiunta che solo quel popolo di pazzi che erano gli etruschi potevano ideare: gli Archi. Che servano o meno da sostegno a queste case di mattoni chiari, gli etruschi e i loro discendenti che li hanno ripresi, mettevano archi dappertutto, archi pesanti o sottili come linee sinuose che separano a metà la veduta di un cielo azzurro sullo sfondo. Spettacolare.
Beh insomma il mio viaggio nei fantastici '50 lo devo al Pacio, mio compagno universitario che mi ha invitato a casa sua tra i colli umbri. Nel suo mondo la mamma e la sorella sono quelle che cucinano, intoccabili dagli altri uomini, inavvicinabili dagli amici, quelle che si preoccupano che sia tutto pronto quando torna a casa. Gli amici sono ragazzi svegli, hanno a che fare coi mestieri della terra e arrivano al bar (della famiglia del pacio) con le mani ancora sporche di terra e la battuta sempre pronta, battute pungenti che mescolano la vivacità dell'età alla durezza della "fatica". Qui non si fà nulla tutto il giorno, e in pratica si fa tutto. Non esiste di andare al pub, solo i "chiovi" vanno in disco, posti tristi dove passano ultimi successi, successi chissà per chi. Qui si sta seduti al bar, si odora a pieni polmoni l'aria della campagna e ci si racconta di quel tale a ponte naia, o di quell'altro che ha fatto il botto con la macchina a ponte rio.
Siamo andati in macelleria perchè serviva della carne e lì l'apoteosi: insegna di vetro colorato bianco con grandi lettere rosse, neon chiaramente mezzo andato, muri per metà piastrellati di bianco e frigoriferi primi anni '80 così tremendamente moderni con il loro alluminio misto a plastiche di color panna, marca DETROIT.
Quando avrò 60 anni voglio una casa a Todi e passare la mia vecchiaia mangiando le ciliegie mentre leggo un libro, prima di trovarmi coi soliti per una briscoletta e un Varnelli.
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