"Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusîon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli."Chiaramente Ugo Foscolo. Questo passo mi è tornato in mente oggi durante il giro al cimitero con mamma e sorella, pensando alla tristezza di quello del mio paese che sta diventando una specie di sobborgo urbano grigio e pieno di cemento. Ci siamo addentrati nella parte vecchia, dove angeli candidi e busti imponenti sorreggono il peso di parole scolpite su lastre di marmo a memoria del dolore di amanti e madri, a memoria di gesti nobili compiuti dal compianto. Mi è venuto in mente il piccolo cimitero inglese che si trovava vicino al college di Queens Mary a Londra, piccole lastre e croci aggredite da verdi muschi, il sentore dell'aria umida e il pensiero di donne vestite di pizzo nero che vagano tra le lapidi. Forse triste, ma tremendamente romantico, nel senso decadente del termine.La bellezza crudele di quel posto riesce a smuovere un sentimento che invita ad un ricordo sincero e amorevole, mentre quello dove sono stato oggi rende solo più brutto e triste il distacco da chi ci è caro.
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