Ecco un altro momento libero. La nazionale mi da l'occasione per mollare un pò con spagnolo. Sono arrivato, 2 esami, dicono tutti: "sei arrivato". Arrivato? Dove?
Intanto ho avuto un attacco nostalgico, un momento in cui vividi sono tornati alla mente ricordi seppelliti da tempo, nascosti sotto la coltre spessa di più recenti spezzoni di vita, sommersi da nozioni che ho dovuto imparare, da faccie a cui non so a volte nemmeno far corrispondere un miscuglio sensato di lettere.
Marco "d'oliva", dal nome di sua nonna, professione migliore amico. Tornando a casa oggi ho visto casa sua, a pochi metri dalla mia, eppure lontana nel tempo. Gli occhi sembrano voler suggellare con qualche goccia salmastra il ricordo di quando cercavamo di progettare una base segreta, con accesso mimetizzato in una colonna e codici impescrutaili. Oppure di quando coi gessi disegnammo sul muro lo stemma di una squadra di basket NBA e giocavamo a fare gli shaquille. Tanti momenti condivisi, persino l'attimo in cui una scheggia di un sasso lanciato da lui mi perforò la retina facendo quasi venire il crepacuore alle nostre mamme, ci avevano resi complici e amici. Passando fuori casa sua mi è balenato in mente come questa possa essere cambiata, quali momenti vi sono stati vissuti dei quali non sò nulla, non immagino nulla. Come si arriva ad essere quasi estranei? Come si arriva a non sapere più nulla di persone per noi prima così importanti?
Qui è dove sono partito, non ditemi che sono arrivato, voglio ancora partire per mete più lontane ma stavolta non lascerò a terra nessuno.
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